Aldous

Totalitarismo compassionevole

MISUNDERSTANDING

There must be some misunderstanding, there must be some kind of mistake... La voce è quella di Phil Collins, la canzone un vecchio pezzo dei Genesis. Dev’esserci un equivoco, un qualche genere di malinteso…. Sì, lo credo anch’io. Ma conviene riavvolgere il nastro e cominciare dal principio.

Qualche settimana fa incontro Enzo. È stranito. Ha rivisto alcuni vecchi compagni di scuola – dice - un appuntamento cui il gruppetto tiene molto e che si sforza di realizzare, magari col favore delle vacanze, sfidando i molti impegni e gli immancabili imprevisti. Oltre all’affetto nato tra i banchi delle magistrali, li accomuna l’ambito lavorativo: tutti sono (qualcuno era – Phil Collins lascia intuire che non si tratta di giovincelli) insegnanti.

È accaduto – mi riferisce Enzo - che, mentre ci si stava aggiornando sugli eventi dei mesi (o degli anni) trascorsi dall’appuntamento precedente, Enzo abbia raccontato agli amici che durante la pandemia è stato sospeso per non aver accettato di sottoporsi ai tamponi; gli ha fatto timidamente eco Corrado, sospeso per aver rifiutato la vaccinazione. Il gruppetto ne era vagamente al corrente, ma l’argomento non era mai stato affrontato direttamente. Stavolta, Enzo e Corrado raccontano con una certa dovizia di particolari i disagi patiti, il dolore lancinante della segregazione, lo stigma morale, la rabbia per le discriminazioni subite. Tra i presenti, la maggior parte ascolta in silenzio, ma c’è anche chi genuinamente si meraviglia di tanta sofferenza e afferma con convinzione che nella “sua” scuola i sospesi non sono stati discriminati, sono semplicemente rimasti a casa per un po’ e nessuno li ha biasimati per questo. Enzo insiste: c’era un accanimento pubblico contro i cosiddetti no vax, accusati di essere untori, disertori, potenziali assassini (ricordate Draghi?). Sono stati privati del lavoro, il livello base della dignità umana, sottolinea Enzo. Non serve a niente: gli amici sono addolorati per loro, ma non hanno né intuito, né visto, né sentito quello che Enzo e Corrado accoratamente raccontano. Addirittura, Claudio, in chiusura di serata, mentre si salutano col solito affetto, dice ad Enzo: “Io mi sono vaccinato perché ero felice di fare qualcosa di buono per gli altri… non ti giudico affatto, anzi, sono dispiaciuto per la grande sofferenza psicologica che questa esperienza ti ha lasciato”. Enzo l’abbraccia e sceglie di rimanere in silenzio.

Comincerò col dire che capisco il silenzio di Enzo: da dove si parte a raccontare un mondo altro? Come ci si fa largo tra i buoni sentimenti degli altri, così simili ai propri di un tempo, per mostrare qualcosa che è da sempre davanti agli occhi di tutti, e proprio perché è lì, ben visibile, nessuno vede? Eppure, nei tre anni trascorsi da allora – si tormenta Enzo - molte ammissioni ufficiali sono state riportate dalla stampa mainstream (per la verità, ben nascoste tra gli articoli di secondo e terzo piano) e alcune informazioni sono sempre state disponibili sui bugiardini dei farmaci usati: ad esempio, si sapeva da subito che il vaccino non impediva il contagio e necessitava di prescrizione medica, ma se ne imponeva l’uso universale (persino alle pregnanti), con tanto di liberatoria, per “evitare il propagarsi del virus”; chi evidenziava lo scarto tra le regole e i dati di fatto (come può un vaccino che non immunizza preservare dalla diffusione del virus?) veniva brutalmente zittito; l’ex ministro Speranza ha ammesso davanti ai giudici che gli era noto che il 20% degli effetti collaterali del vaccino erano gravi, eppure ha continuato a definirlo “sicuro ed efficace”; più in generale, parlare di effetti avversi continua ad essere tabù; le case produttrici scrivevano sui contratti (desecretati dopo lunghe battaglie) che si trattava di farmaci genici sperimentali dagli effetti - immediati e a lungo termine - ignoti, mentre la politica li spacciava per farmaci “sperimentati” in quanto somministrati a milioni di persone (una menzogna che gioca in modo vile con la fiducia della gente semplice: non è mai stata la quantità di inoculi a determinare la fine di una sperimentazione, bensì il lasso di tempo che intercorre tra la somministrazione e il successivo, puntuale controllo dei possibili effetti – anche a lungo termine - del farmaco); il protocollo di cura (tachipirina e vigile attesa) era sbagliato (serviva un antinfiammatorio, non il paracetamolo), ma non è mai stato ritirato; nel frattempo, ancora circolano studi che attribuiscono falsamente all’idrossiclorochina (efficacemente usata da diversi medici in epoca pandemica) effetti terrificanti (studi ritirati - anche recentissimamente - dalle riviste a fronte delle tante – e dotte - contestazioni); i lockdown non avevano alcuna base scientifica,  ha ammesso il dottor Fauci davanti al Congresso americano; recentemente, i file del Koch Institute hanno rivelato le pesanti intromissioni della politica in questioni che avrebbero dovuto avere carattere eminentemente medico; Zuckerberg, patron di Meta, ha reso testimonianza ufficiale che l’amministrazione Biden-Harris ha imposto alla sua azienda di tacitare chi dissentiva sul tema dei sieri, fossero anche docenti universitari, scienziati di fama mondiale, premi Nobel; eccetera. Tutto visibile. Tutto riportato, anche se in sordina, dai media mainstream, esteri (nella maggior parte) e italiani.

Enzo ed io ci chiediamo come si può far vedere ciò che non è mai stato nascosto, solo ferocemente negato? Come ridare la vista ai ciechi? Come smontare il giochino? Come far rinascere la consapevolezza che ai cittadini spetta di diritto il controllo delle azioni di chi amministra il potere e che la fiducia illimitata nella bontà di “chi ne sa di più di me” può condurre alla tirannide?

Ma è Claudio quello che, con la riduzione del tutto ad un “disagio psicologico”, strappa ad Enzo un sorriso amaro. Lo sconforto di Enzo mi riporta dritta alle pagine di un vecchio, benedetto saggio di James Hillman, scritto in collaborazione con Michael Ventura: Cent’anni di psicanalisi. E il mondo va sempre peggio. Il titolo ben riassume la tesi di Hillman: dalla nascita della psicanalisi ci si è concentrati su ciò che accade “dentro” la testa degli uomini, ma questo lavorio, pur prezioso, non ci ha portati alla felicità, anzi, il mondo là fuori va sempre peggio. Non sarà forse il caso – riflette Hillman - di cambiare il mondo, anziché limitarsi ad elaborare strategie psicologiche per sopportare il malessere che ci accascia? La resilienza è sempre un valore? O corre il rischio di renderci adattabili a qualunque situazione, anche quelle francamente inaccettabili (la teoria della rana bollita)? Hillman non avrebbe potuto dirlo meglio! Così ho suggerito ad Enzo di dare una bella scossa a Claudio dicendogli che il malessere di cui si dovrebbe dolere non è affatto di tipo psicologico, bensì sociale, filosofico e morale. Che i buoni sentimenti che Claudio ha messo in gioco “per il bene degli altri” sono stati vilipesi dall’immorale gioco a nascondino cui è stata sottoposta la verità, sempre in fieri, della scienza; che il dibattito scientifico è stato stroncato in favore di un simulacro, la “Scienza che conosce la Verità e non ha dubbi”, su cui non si può avere dubbi; che la sublime Ars medica si avvale della scienza, ma, grazie a dio, non vi si riduce; che il bene del paziente (e non la sola salute corporale) è il primo e unico obiettivo di un buon medico; che la dignità dell’essere umano non deve essere calpestata; che il giuramento di Ippocrate prevede il non nocere; che i diritti fondamentali, duramente conquistati attraverso le lotte sociali e civili del passato, sono stati svenduti dalla politica sull’altare di qualche dio ricco e spietato. Forse, la lettura di Ivan Illich potrebbe servire?  

There must be some misunderstanding, there must be some kind of mistake, I was waiting in the rain for hours, you were latedev’esserci un malinteso, dev’esserci proprio uno sbaglio, ti ho aspettato per ore sotto la pioggia, sei in ritardo, continua a cantare Phil Collins.