TRUMP E SCHMITT. SUL DECLINO DELL’EUROPA
Dopo le guerre successive alla dissoluzione dell’Impero romano, dopo dunque i conflitti medioevali tra i popoli cristiani, la novità rappresentata in età moderna dalla nascita degli stati centralizzati e autonomi richiese l’elaborazione di nuove forme della convivenza e del diritto, le quali ebbero compimento e ratificazione nelle paci di Westfalia del 1648 che chiusero la fase violentissima delle guerre di religione. Con questo e con alcuni successivi trattati nacque lo Jus Publicum Europaeum, il quale costituì «un capolavoro della ragione umana» per la sua capacità di porre fine ai «massacri delle guerre tra fazioni religiose» e limitando i conflitti alla forma della «semplice guerra tra gli Stati» come guerra circoscritta e guidata da regole che evitassero il coinvolgimento distruttivo delle popolazioni. L’esito fu costituito dal «fatto sorprendente che per due secoli non si ebbe sul territorio europeo nessuna guerra di annientamento» (Carl Schmitt, Il Nomos della terra, Adelphi 1991, p. 177).
Poi arrivarono i ‘valori’, vale a dire il ritorno a guerre combattute in nome di principi assoluti e sacri. Nel Medioevo tali principi si riferivano alle verità teologiche. Con la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche essi si fondavano su principi etici, riassunti nella formula dei ‘diritti dell’uomo’.
Già il rapporto con le popolazioni delle Americhe è indice dei tanti interventi umanitari di natura imperialistica che hanno guidato l’azione dell’Europa prima e dell’occidente dopo, come si evince con chiarezza dalle tesi del filosofo e uomo politico inglese del Cinquecento Francis Bacon, il quale «sostiene che gli Indiani sono, in quanto cannibali, ‘banditi dalla natura stessa’. Essi stanno al di fuori dell’umanità, hors l’humanité, e sono privi di diritti. Non è affatto paradossale che tali argomenti inumani siano sostenuti proprio da pensatori umanisti e umanitari. […] Con essa si accresceva la forza discriminatrice e di spaccatura propria dell’ideologia umanitaria» (Ivi, p. 108).
Uno dei principi fondamentali di Westfalia fu il divieto di ingerenza negli affari interni di altri stati. Al contrario, le guerre etiche della modernità vengono scatenate per portare il bene e i valori a chi si ritiene non li abbia. Con il ritorno della guerra fondata su ragioni morali il nemico perdeva sempre più la sua umanità e oggi vediamo che esso è ridotto a semplice terrorista al quale non viene riconosciuta alcuna forma giuridica e diritto formale ma soltanto la qualifica di criminale di guerra, che pertanto non ha diritto a garanzie e processi ma a un semplice e auspicabilmente definitivo annichilimento. Per riferirci solo ai più recenti casi, si pensi alla Serbia di Milosevic, alla Libia di Gheddafi, all’Iraq di Saddam Hussein, alla resistenza palestinese di Hamas a Gaza.
Già con la Dottrina del diritto di Kant (1797) viene inventata la figura dell’hostis injustus, del ‘nemico ingiusto’, nei cui confronti una guerra preventiva diventa una guerra giusta, di fatto diventa una crociata indotta da ragioni ideologiche e morali, non dal principio di realtà politica e giuridica. È così che si perviene ai bombardamenti umanitari del nostro presente.
Un presente nato da due eventi fondamentali: la Dottrina Monroe (1823) e la Prima guerra mondiale (1914-1918). Il secondo elemento è assai più conosciuto del primo ma è stato il primo a contribuire all’avvento del secondo. La dottrina del presidente USA James Monroe crea il concetto e la realtà di emisfero occidentale contrapposto allo spazio europeo, dove la contrapposizione non è soltanto tra il nuovo e il vecchio, tra il mare e la terra ma tra sfere morali e politiche del tutto diverse.
La potenza che ha creato l’emisfero occidentale, gli Stati Uniti d’America, identifica in se stessa una terra d’elezione prima di tutto morale, si attribuisce un primato etico e umanitario, pur essendo nata dallo sterminio e dal genocidio dei popoli che abitavano l’America.
Si tratta dunque di una civiltà eletta, di una nuova Gerusalemme, il cui manifest destiny consiste nel diffondere libertà e democrazia in tutto il mondo. Dopo Monroe la politica degli USA ha sempre oscillato tra isolazionismo e interventismo, sino all’evento chiave della Prima guerra mondiale e delle successive paci, con le quali gli Stati Uniti divennero il dominus della politica mondiale facendo dell’Europa il proprio vassallo. Così cominciò il tramonto del nostro Continente. Tramonto che dopo un secolo sta vedendo oggi il suo compimento.
La dinamica che ho cercato di riassumere è molto dannosa perché restituisce spazio, legittimità e potenza alle ragioni più distruttive dei comportamenti umani, sia dei singoli sia delle comunità, le quali sono sempre ragioni teologiche e morali. Schmitt individua un nesso profondo tra utopia e nichilismo, tra l’utopia della cancellazione della guerra (la pace perpetua) e lo scatenarsi senza freni della guerra. Sino al XX secolo, infatti, l’obiettivo del diritto internazionale e delle relazioni tra i popoli non è stata un’impossibile eliminazione della guerra ma una praticabile sua limitazione volta a evitarne gli esiti più distruttivi.
E invece con il tramonto dei princìpi di Westfalia si è affermata la pretesa del diritto di ingerenza nelle vicende interne degli altri stati ‘per ragioni umanitarie’. Ma chi stabilisce dove, quando e perché intervenire sulle vicende di altre comunità? Lo stabilisce il più forte, semplicemente; lo stabilisce la potenza mondiale che in un determinato momento ha la forza di sottomettere le altre ai propri interessi travestiti da principi universali, globali, assoluti.
Donald Trump sta praticando questa forma di dominio coloniale e imperiale, cancellando finzioni e ipocrisie, togliendo all’Europa l’illusione di rapporti paritari con gli USA che non ci sono mai stati.
Il significato di valori, come democrazia, libertà, legalità, viene spiegato e imposto dalla potenza che si sentiva (e si sente) l’incarnazione somma di tali valori. La dottrina Monroe dell’‘America agli americani’ significò ‘il pianeta agli americani’. L’antico principio colonialista, la convinzione di essere gli unici detentori del Bene e della Verità, ha condotto l’Europa al suo trionfo ma ora la instrada verso la sua dissoluzione.
Va dunque detto, contro ogni pretesa civilizzatrice del colonialismo occidentale, che gli altri non hanno nessun dovere di conformarsi ai principi liberali e capitalistici, poiché gli altri hanno le loro culture e i loro sistemi. Allo scopo di superare le resistenze delle altre comunità politiche all’imposizione dei valori della potenza dominante, la guerra si è trasformata in una pratica umanitaria di polizia, volta a condurre ogni luogo, Paese e civiltà ai parametri e ai valori della civiltà occidentale: «Nella misura in cui oggi la guerra viene trasformata in azione di polizia contro turbatori della pace, criminali ed elementi nocivi, deve anche essere potenziata la giustificazione dei metodi di questo police bombing. Si è così costretti a spingere la discriminazione dell’avversario in dimensioni abissali» (Ivi, p. 430).
È accaduto, come accennato, in Serbia, Libia, Iraq, Palestina. Si può aggiungere certamente anche l’Ucraina, per la quale è stata ignorata – insieme a molti altri elementi – anche la semplice ma necessaria distinzione tra l’aggressore operativo, la Russia, e l’aggressore strategico, la NATO, la quale non ha rispettato gli accordi presi con l’Unione Sovietica al suo tramonto sulla non espansione della NATO a Est e ha organizzato una serie di colpi di stato mascherati da manifestazioni democratiche, tra le quali il più grave e foriero di disastri è stato il colpo di stato di Maidan (2014) che affidò l’Ucraina al controllo degli USA.
Scrive Schmitt che «senza l’immediata istituzione di tribunali internazionali imparziali, il vecchio principio secondo cui la miglior difesa è l’attacco si capovolgerebbe altrimenti nel nuovo, secondo cui proprio la difesa può essere il migliore e il più efficace degli attacchi», ad esempio provocando il nemico, come la NATO e l’Ucraina hanno fatto con la Federazione Russa, «e in tali definizioni dell’aggressore restano deliberatamente fuori dall’attenzione le cause più profonde della guerra, quali ad esempio il riarmo generale e la mancanza di sicurezza» (Ivi, p. 364), che sono due delle ragioni per le quali la Federazione Russa è stata costretta a intervenire in Ucraina per difendere i territori russofoni e impedire di avere gli eserciti della NATO direttamente ai propri confini meridionali.
La filosofia del diritto elaborata da Carl Schmitt nella prima metà del Novecento pone quindi in abbagliante evidenza come l’Occidente sia diventato il vero nemico dell’Europa e l’Unione Europea costituisca la struttura che porta a dissoluzione la cultura e la civiltà europee nella dinamica globalizzata sottoposta al dominio degli USA: «La formula dell’emisfero occidentale era diretta proprio contro l’Europa, l’antico Occidente. Non era diretta contro la vecchia Asia o l’Africa, ma contro il vecchio Ovest. Il nuovo Ovest avanzava la pretesa di essere il vero Ovest, il vero Occidente, la vera Europa. Il nuovo Ovest, l’America, voleva sradicare l’Europa, che fino ad allora aveva rappresentato l’Ovest, dalla sua collocazione storico-spirituale, voleva rimuoverla dalla sua posizione di centro del mondo» (Ivi, 381).
Oggi, negli anni Venti del XXI secolo, tale progetto si è di fatto realizzato.