Aldous

Circolari ipnopediche

LA MATRIX DELL’EDUCAZIONE PROSSIMA VENTURA

Quali sono i movimenti tettonici dell’educazione contemporanea? ‘Follow the money’ diceva Gola profonda.

Quando con il continuo processo di marchetizzazione dell’educazione l’uomo è diventato capitale umano, il docente è diventato produttore, la formazione è diventata una merce e lo studente è diventato il consumatore, il capitale si è domandato con maggiore insistenza che genere di merce fosse l’educazione.

Il suo costo, specialmente nel caso della formazione universitaria, è cresciuto enormemente negli ultimi due secoli ed in particolare a partire dagli anni Settanta del secolo scorso mentre con il generale calo degli stipendi degli ultimi decenni un titolo di studio permette di avere un ritorno dell’investimento molto più basso che in passato. Il costo dei college americani, ad esempio, cresce otto volte più velocemente dei salari (Forbes) e le rette, al netto dei sussidi, nel 2015 sono risultate essere 11.1 volte più alte che nel 1980.

Dunque si tratta di una merce che oggi richiede un investimento molto più alto che in passato e che ha un ritorno dell’investimento molto più basso. Alla luce di questi numeri, sembrerebbe una merce non in grado di suscitare gli appetiti dei grandi investitori. Non è così. 

Nel 1999, nel Book of knowledge, la banca d’affari Merrill Lynch stimava l’educazione un mercato globale da 2 trilioni di dollari, con opportunità di investimento e profitto secondi solo all’healthcare. Nel 2013 la Banca IBIS la stimava valere 4.4 trilioni di dollari e nel 2030 si stima varrà 10 trilioni.

Nella prospettiva del grande investitore i limiti del mercato dell’educazione sono principalmente tre: La frammentazione del mercato che è in massima parte regolata a livello nazionale e non permette investimenti su vasta scala. 2) Il costo del lavoro rappresenta il secondo e probabilmente il più significativo ostacolo alla trasformazione dell’educazione in un mercato redditizio. Secondo Justin Wolfers, la capacità produttiva negli ultimi duecento anni, nell’educazione, come in altri ambiti, è rimasta praticamente la stessa. Per suonare un quartetto di Beethoven duecento anni fa occorrevano 4 musicisti e 40 minuti, esattamente come oggi. Il costo di quel quartetto era a quel tempo equivalente a 3 dollari. Anche considerando l’inflazione, il costo dello stesso quartetto è aumentato di 20 volte, essendo necessari oggi 71 dollari. Per le università il costo del lavoro rappresenta in molti istituti più del 75 per cento del costo totale. Il contrasto con le industrie manifatturiere è illuminante. Un lavoratore può produrre oggi una quantità molto superiore all’equivalente lavoratore di duecento anni fa, mentre per produrre una lezione occorrono un lettore e 2.67 ore, come duecento anni fa.

Il terzo problema è quello del controllo che al termine degli anni Sessanta aveva mostrato notevoli crepe.

La soluzione che il sistema ha individuato e che tutti gli investitori e i policymakers globali hanno in diversi modi promosso può essere riassunta nei seguenti punti:

Mercificazione, globalizzazione e privatizzazione.

Tutti i grandi policymakers internazionali insistono sulla mercificazione dell’educazione e sulla sua trasformazione in un prodotto che può essere comprato e venduto. Nel 1999 il General Agreement on Trade and Services (GATS) del WTO, propone la liberalizzazione di tutti i servizi dell’economia globale inclusa l’education. Precedentemente e successivamente, politiche di privatizzazione sono state suggerite da quasi tutti i massimi organismi internazionali.

Economia di scala.

Per essere attrattiva nei confronti dei grandi capitali, l’educazione deve uniformarsi e standardizzarsi in modo da permettere investimenti mirati. In questa prospettiva il continuo processo di standardizzazione di programmi, governance e contenuti è indispensabile. La frammentazione della conoscenza in competenze e skills, la semplificazione della valutazione e la standardizzazione dei processi di accreditamento mirano a rendere possibili investimenti su scala globale e la riduzione del costo del lavoro. Il destino della classe docente sembra segnato. Con la centralizzazione e standardizzazione dei contenuti il ruolo del docente diventerà quello di un semplice tutor o un coach con compiti quasi esclusivamente amministrativi e la produzione dei contenuti verrà centralizzata in luoghi di elite.

Controllo

Nel 1971 il futuro giudice della corte suprema Lewis Powell inviò una memoria alla camera di commercio americana in cui asseriva che il sistema economico americano era sotto attacco e che per il mondo del business il potere politico è necessario, va assiduamente coltivato e quando necessario deve essere aggressivamente usato, senza esitazione e senza imbarazzo.

Tra le misure suggerite per la difesa delle ragioni del business si proponevano una maggiore influenza nell’assunzione di professori, amministratori e membri dei ‘boards’, l’organizzazione di conferenze, il controllo di riviste e la produzione di contenuti. Quelle misure sono state supportate e imitate a livello globale e oggi l’educazione è molto più protetta da pulsioni indipendenti ed interessi divergenti di quanto potesse essere alla fine degli anni 60’.        

Queste correnti hanno trovato un punto di confluenza in quello che è stato definito il ‘grande reset’, il quale, concepito in un altro contesto nel 2010 da Richard Florida è stato ripreso da Klaus Schwab in seguito all’emergenza globale del covid. È noto che nel mondo degli affari quelle che per alcuni sono catastrofi per altri sono opportunità e, in questa prospettiva, tutti i limiti di economia di scala, controllo, standardizzazione dei contenuti e costo del lavoro, potrebbero trovare una soluzione attraverso un piano di digitalizzazione finanziato dal pubblico a beneficio del privato, da effettuare ad una velocità sociale impensabile al di fuori di una situazione di shock economy e con una giustificazione al di là del bene e del male degli effetti collaterali.

Agli investitori non rimane che sedersi sulla riva del fiume e aspettare che passi il cadavere di quella che un tempo era l’educazione.