Aldous

Distopie

TASSONOMIA DELLA RESISTENZA

I modi in cui gli uomini affrontano le avversità si dividono in consapevoli e inconsapevoli delle ragioni della loro sofferenza.

I modi consapevoli si dividono in quelli in cui si tenta una reazione e quelli in cui si accetta più o meno di buon grado la sofferenza.

La resistenza basata sull'accettazione può essere funzionale ad uno scopo o basata sull'accettazione di un disegno superiore.

Lo spettro della reazione varia dal lamento sull’autobus, la chiacchiera al bar, o il sogno del ribelle in poltrona alla partecipazione ad una protesta, fino all’organizzazione di una rivolta.

Tra tutte queste forme di approccio alle avversità, quella preferita dagli Stati, dai tiranni o dagli oppressori comuni è certamente quella in cui l'oppresso non si accorge di essere tale, e la più comune è quella di chi è 'consapevole dell'oppressione ma agisce come se non lo fosse.

Tra gli esempi di resistenza funzionale c'è la dottrina della vita faticosa (strenuous life) di Theodor Roosevelt, secondo il quale:

'la vita di fatica e sacrificio, di lotte e sfinimento; per predicare quella forma più alta di successo che viene, non all'uomo che desidera una semplice e facile pace, ma all'uomo che non si sottrae al pericolo, alle difficoltà o all'amara fatica, e che da queste ottiene un splendido trionfo finale. '

Possiamo trovare una variazione di tale forma di resistenza nella cultura cinese, nella quale la sopportazione di un’umiliazione non e’ vista come una forma di vigliaccheria ma di vera forza interiore.

Han Xin (circa 231–196 A.C.) è stato uno degli strateghi militari più importanti della storia cinese. È famoso soprattutto per aver aiutato Liu Bang a prendere il potere e ad inaugurare il regno di 400 anni della grande dinastia Han. Ma è anche ricordato per un episodio che accade quando era ancora giovane e povero e che viene citato come esempio di resistenza e tolleranza. Un giorno, mentre camminava per strada, Han Xin incontrò un altro giovane fuori da una macelleria locale. "Potresti sembrare grande e alto, ma quanto sei duro?" il bullo gli disse.

L'uomo continuò a sfidare Han Xin mentre la gente si avvicinava per assistere alla scena. "Se non hai paura di morire, ti sfido a tagliarmi la testa. Se hai troppa paura, allora striscia sotto le mie gambe. Preso alla sprovvista, Han Xin fissò il giovane, soppesando l'ultimatum. Ucciderlo avrebbe significato senza dubbio essere giustiziato e rinunciare a diventare un grande uomo. Strisciare tra le sue gambe avrebbe significato una terribile umiliazione pubblica.

Han Xin Vines contro il proprio orgoglio e sopportò l’umiliazione. Quindi si inginocchiò lentamente e iniziò a strisciare tra le gambe dell'uomo tra le risate della folla.

Nella tradizione cinese il fatto di poter soffrire per uno scopo superiore si riferisce spesso a tale episodio della biografia di Han Xin.

Tra coloro che resistono alle avversità con una profonda comprensione delle ragioni dell’ostacolo, abbiamo l'esempio della tradizione stoica. Lo stoico resiste alle avversità perché nella vita ci sono cose sotto il nostro controllo e cose al di fuori di esso.

Per Epitteto:

“Il compito principale nella vita è semplicemente questo: identificare e separare le questioni in modo da poter dire chiaramente a me stesso quali sono gli elementi esterni, che non sono sotto il mio controllo, e quali quelli che effettivamente controllo. Dove cerco allora il bene e il male? Non agli esterni incontrollabili, ma dentro di me, nelle scelte che sono mie. . .” (Discorsi, 2.5.4–5)

Nella tradizione cristiana, dobbiamo sopportare la sofferenza perché c'è una provvidenza negli atti di Dio, sebbene tale provvidenza possa essere nascosta agli occhi degli uomini. Infatti, in Isaia (55,8-9), Dio dice:

“Poiché i miei pensieri non sono i tuoi pensieri, né le tue vie sono le mie vie”.

Perché, come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle tue vie, e i miei pensieri dei tuoi pensieri».

L'universo meccanicistico immaginato da Laplace implica che tutto è parte naturale e integrante di un universo interconnesso e la sofferenza non è che un aspetto di esso, contro il quale gli uomini non possono fare nulla.

L'ultima forma di resistenza proposta dalla storia è probabilmente la più subdola e più volgare. Si chiama ‘resilienza’.

Il termine è nato nella scienza dei materiali per descrivere la quantità di stress che un materiale può sopportare prima di rompersi, ma nel quadro sociale ed economico è diventato un valore necessario e si è trasformato in un'ideologia.

Non si basa sul perseguimento di uno scopo, né su un principio deterministico, né su una valutazione di ciò che è nei limiti delle possibilità umane e di ciò che ne è al di fuori.

Ha la sua origine nella dottrina del TINA, (There Is No Alternative) e nel concetto di flessibilità.

Poiché nel tardo capitalismo tutto deve cambiare affinché niente cambi, è necessario che il sistema si espanda nello spazio (globalizzazione) e nel tempo (high-speed society), gli esseri umani devono cambiare continuamente il modo in cui producono e consumano e adeguare la loro vita individuale e sociale secondo la produzione ed il consumo.

Nella misura in cui il capitalismo si è rimodellato sulla dottrina dello shock e del disastro (Klein), adottando una governance di emergenza permanente, è necessario che il valore morale proposto dalle istituzioni e accettato dall'uomo comune, consumatore e dal proletario, sia resilienza, la capacità di adattarsi e sopportare senza uno scopo reale, senza alcun vantaggio, senza un disegno o una provvidenza sottostante, senza fare domande e senza protestare.